La curiosità come skill da coltivare e valorizzare ogni giorno per crescere sia dal punto di vista professionale che personale. Una qualità sempre più apprezzata e ricercata dalle aziende e dai manager di tutto il mondo. Una virtù importante in un contesto lavorativo per riuscire ad affrontare le tante sfide quotidiane che si presentano, ed essere ancora più produttivi, innovativi e collaborativi.
Il grande pregio di essere curiosi sta nel desiderio di voler sapere e osservare il mondo circostante come uno stimolo intellettuale per lavorare meglio e con più rendimento. Fondamentale per il mondo del lavoro di oggi, che corre sempre più rapido verso modelli più ibridi e avvolti da una massiccia digitalizzazione.
In base alle ultime ricerche, la curiosità dei lavoratori è considerata una vera e propria abilità per emergere e fare carriera. Vediamo più nello specifico le ricerche effettuate e cosa ne pensano i manager intervistati.
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I datori di lavoro, sempre più spesso, richiedono ai propri dipendenti di essere curiosi. Questo dato è confermato dallo studio di Curiosity@Work condotto a livello globale su oltre 2mila manager.
La curiosità è quindi diventata a tutti gli effetti una soft skill che può fare la differenza nella ricerca del lavoro odierna, una capacità che riguarda soprattutto le relazioni e i tratti della personalità, insieme al modo di porsi con gli altri nello svolgimento di un lavoro. Certo, rimangono fondamentali anche le hard skills, quindi competenze e preparazioni tecniche che possono essere linguistiche e digitali, precise abilità per svolgere una specifica mansione; ma oramai è assodato che bisogna dare di più per essere notati dai recruiters. E la curiosità come soft skill ne è la prova inconfutabile.
L’indagine di Curiosity@Work ha evidenziato come quasi tre quarti (72%) dei manager considerano la curiosità una caratteristica preziosa dei dipendenti e più della metà di loro è d’accordo che la curiosità guidi il vero impatto aziendale (59%) e che i dipendenti più curiosi siano anche più performanti (51%). Questo perché la curiosità aiuterebbe a risolvere problemi grazie a soluzioni rapide e innovative.
Ovviamente non esiste un tipo di curiosità univoca, ognuno possiede un proprio desiderio di conoscere e sapere, dato dal proprio modo di vivere e affrontare la vita e il lavoro. L'importante è che questa qualità aiuti a uscire dalla propria comfort zone, curandola e alimentandola ogni giorno.
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I dati rivelano che la curiosità sia sempre più presente negli annunci di lavoro come competenza richiesta; inoltre, tra i vantaggi legati alla curiosità rientrano l'affrontare in maniera più positiva le sfide di business, una maggiore efficienza e produttività (62%), idee e soluzioni più creative (62%), una maggiore collaborazione e propensione al lavoro di squadra (58%), e più impegno con soddisfazione sul lavoro più elevata (58%).
E poi, la maggior parte dei manager concorda sul fatto che la curiosità aiuti a trovare soluzioni innovative (62%), quando si affrontano problemi complessi (55%) e quando si analizzano i dati (52%). E ancora, i lavoratori considerati più curiosi sono anche più avanti nella trasformazione digitale (56%) trovando spesso dati provenienti da più fonti, aiutando a comprendere meglio i loro clienti (58%), le prestazioni (60%) e i colleghi (63%).
Di conseguenza, i manager concordano sul fatto che la curiosità porti maggiore efficienza e produttività, proposte più creative e una più forte propensione al lavoro di squadra con maggiore impegno e soddisfazione professionale.
Insomma, siamo certi che la curiosità come qualità nel lavoro offra un grande valore alle performance sia individuali che di gruppo. L'azienda non può che giovare di questa maggiore produttività e rendimento da parte dei propri collaboratori. Le imprese, trovando persone dotate di curiosità, potranno così affrontare meglio le sfide quotidiane più impegnative, senza mai tralasciare l'aspetto fondamentale dell'innovazione.
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