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Lavoratori stagionali introvabili e aziende che non trovano manodopera: quali sono le cause?

VENERDÌ 13 MAGGIO 2022 | Lascia un commento
Scritto da Stefania Pili
L'estate è ormai alle porte, ma a bussare mancano i lavoratori stagionali del settore turismo e non solo. Dai camerieri ai cuochi, dagli operai agli assistenti bagnanti, sono sempre più numerosi i lavoratori che rifiutano le proposte di lavoro.

 

Lavoratori stagionali introvabili e aziende che non trovano manodopera: quali sono le cause? Ipsos-Legacoop dichiarano che se le aziende non trovano dipendenti, è perché offrono stipendi bassi e contratti precari. Affermazioni dure che portano a riflettere sullo stato economico e psicologico in cui versa il nostro paese in questi ultimi anni. I giovani (e non solo) preferiscono essere trattati con maggior rispetto, con condizioni economiche migliori e maggiore equilibrio tra vita personale e lavoro.

Scopriamo quindi cosa ha rivelato l'indagine e quali sono i problemi alla base di questo disallineamento tra domanda e offerta di lavoro.

 

Consulta anche: “Elisabetta Franchi: meglio assumere donne anta e puntare sugli uomini nei ruoli chiave

 

Salari minimi e contratti precari

Se le aziende denunciano la mancanza di personale, c'è sicuramente una valida ragione, o meglio, più ragioni valide. Colpa degli stipendi troppo bassi e del ricorso troppo frequente ai contratti a tempo breve. Dal Report “FragilItalia” elebatorato da Area Studi Legacoop e Ipsos emerge quindi un quadro di grande difficoltà tra domanda e offerta di lavoro. Secondo gli italiani, le imprese dovrebbero offrire retribuzioni più alte e lo Stato dovrebbe definire un salario minimo e incentivare il rientro, o reshoring, delle imprese che hanno delocalizzato le produzioni.

Il sondaggio è stato condotto su un campione rappresentativo per comprendere cosa pensano gli italiani del lavoro, dei problemi e delle possibili risoluzioni. Nello specifico:

  • il 65% (il 73% tra gli over 50, il 61% tra gli under 30), ritiene che il mancato match tra domanda e offerta di lavoro sia causato dagli stipendi bassi;

  • il 49% (il 56% tra gli over 50, il 44% tra gli under 30), pensa che la causa sia il ricorso considerevole ai contratti a tempo determinato;

  • Il 35% (41% tra gli over 50, 29% tra gli under 30) giudicano le persone troppo esigenti da un punto di vista professionale e che non sanno adattarsi.

 

Quali sono, secondo gli intervistati, gli interventi che lo Stato dovrebbe effettuare per migliorare la situazione?

  • Il 45% pensa che si debba istituire un salario minimo;

  • il 39% vorrebbe che si incentivasse il reshoring delle imprese italiane che avevano delocalizzato le produzioni;

  • il 33% vorrebbe disincentivare i contratti a tempo determinato;

  • il 26% vorrebbe che si facilitasse il passaggio da lavoro a lavoro.

 

Inoltre, la richiesta di salario minimo è più alta tra gli under 30 (49%) e nel ceto popolare (47%). Gli over 50 preferiscono incentivare il reshoring delle imprese italiane (47%) e di disincentivare i contratti a termine (38%).

 

Leggi anche: “I nuovi modelli del lavoro: dalla settimana corta al lavoro a distanza

 

Più benessere e stabilità

Da ciò che abbiamo visto finora, emerge un pensiero prevalente di insoddisfazione generale. Da una parte i cittadini che desiderano lavorare, ma con qualità e stipendi appaganti, dall'altra le aziende che, spesso, si ritrovano sole nel gestire una burocrazia che funge perlopiù da ostacolo.

Ma cosa pensano i lavoratori del lavoro? Dallo studio di Legacoop e Ipsos emerge che per 9 italiani su 10, il lavoro è soprattutto una fonte di reddito, per l'86% è un modo per essere indipendenti, per l'84% è un'opportunità di crescita personale, mentre per l'83% è un modo per realizzarsi e costruirsi una posizione sociale.

E quale sarebbe per loro il lavoro ideale? Il 40% indica un lavoro stabile, il 39% un lavoro ben retribuito, il 30% desidera lavorare con maggior tempo libero e orari flessibile. Il 17% vorrebbe svolgere la propria professione in modalità agile (smartworking).

Questi sono segnali molto importanti da non sottovalutare, che devono essere presi in considerazione il prima possibile. Sia le imprese che i lavoratori devono essere al centro delle politiche dello Stato attraverso misure di sostegno concrete. In caso contrario, si andrà sempre più incontro a un malessere generalizzato da entrambe le parti. Occorre che ci sia lavoro per tutti, ma che sia un buon lavoro, che possa soddisfare le nuove necessità personali e che possa essere gestito con maggiore facilità dalle aziende.

Aiuti che non devono basarsi su meri contributi economici in attesa di un'occupazione che, con tutta probabilità, non arriverà mai. Il Reddito di Cittadinanza non è un aiuto, è una sorta di trappola che ha permesso alle persone in difficoltà di adagiarsi e attendere invano una possibilità che non è mai arrivata, nella stragrande maggioranza dei casi. E poi c'è da rivedere il sistema dei concorsi e degli stage, ormai fin troppo abusati dalle aziende per non assumere e, al contempo, poter pagare poco grazie alle diverse agevolazioni provinciali e nazionali.

Un circolo vizioso che deve essere spezzato nel più breve tempo possibile.

 

Consulta anche: “Il Made in Italy alla ricerca di talenti: cosa cercano le aziende?

 

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