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Mi dimetto e cambio vita: boom di dimissioni volontarie dei giovani

LUNEDÌ 07 FEBBRAIO 2022 | Lascia un commento
Foto Mi dimetto e cambio vita: boom di dimissioni volontarie dei giovani
Scritto da Stefania Pili
Le uscite volontarie dal lavoro crescono dell'80% da parte soprattutto dei giovani di età compresa tra i 26 e i 35 anni che lavorano del Nord Italia.

 

Boom di dimissioni volontarie in Italia: la maggior parte ha lasciato il lavoro causa contratto precario, molti erano dipendenti in aziende del Nord Italia. Il fenomeno riguarda soprattutto i giovani tra i 26 e i 35 anni con un incremento del 52% nel settore delle costruzioni.

La motivazione sarebbe scaturita dalla volontà di cambiare vita e andare alla ricerca di qualcosa di nuovo e migliore, dando un senso più concreto e definito alla propria vita.

Questo evento ha avuto origine negli Stati Uniti dopo il Covid, in relazione alla Yolo Economy, sigla di You Only Live Once, ovvero "si vive solo una volta". Il significato è alquanto ovvio: non sprecare la propria vita nel fare qualcosa di poco gratificante, ma ricercare qualcosa di meglio che possa coniugare passione, benessere e una buona retribuzione.

Scopriamo ora i dati e cosa sta avvenendo in Italia e nel mondo riguardo all'aumento delle dimissioni.

 

Per approfondire: “Aumento delle dimissioni in Italia e nel mondo: cosa sta accadendo?

Più benessere e meno stress

Non è solo una questione di soldi e carriera: serve qualcosa che possa incrementare il benessere della persona all'interno di un percorso professionale. Per questo la qualità della vita è considerato il fattore più importante al giorno d'oggi. E lo testimoniano i dati del 2021, in cui sono arrivate circa 20 milioni di lettere di dimissioni solo nelle aziende americane.

Stessa situazione in Italia, anche se con cifre diverse: nei primi mesi del 2021, infatti, sono stati circa 770mila i lavoratori con contratti a tempo indeterminato che hanno deciso di lasciare il proprio posto di lavoro sicuro, compreso di contributi previdenziali e benefit.

Chi sono i protagonisti di questo nuovo fenomeno che ha coinvolto il 75% delle aziende? Lo studio condotto da Aidp (Associazione per la Direzione del Personale) su un campione di circa 600 aziende, ci dice che gli interessati sono giovani tra i 26 e i 35 anni, che rappresentano il 70% del campione nella fascia 36-45 anni. Le mansioni più interessate sono quelle impiegatizie (l’82%) e interessano maggiormente i residenti nelle regioni del Nord Italia (il 79%).

 

Leggi anche: “I 10 benefit aziendali più richiesti: cosa desiderano di più i dipendenti?

Le cause dell'aumento delle dimissioni

Quali sono le motivazioni dietro l'abbandono del proprio posto di lavoro? In base alla ricerca Aidp, al primo posto si colloca la ripresa del mercato del lavoro (48%), al secondo posto la ricerca di condizioni economiche più favorevoli (47%), al terzo posto il desiderio di avere un migliore equilibrio tra vita professionale vita personale (41%). Tra le altre cause troviamo il desiderio di trovare maggiori opportunità di carriera da un'altra parte (38%).

Il 57% dei direttori del personale pensano che l'incremento delle dimissioni sia collegato a una radicale trasformazione nella percezione del senso del lavoro da parte dei lavoratori; l'88% ritiene di non avere un piano di incentivo per fermare l'abbandono dei propri dipendenti.

Quali sono i settori che sono stati maggiormente travolti dall'incremento delle dimissioni? Lo studio condotto da Aidp rivela che al primo posto si trova quello dell'informatica e del digitale (32%), al secondo posto il settore produzione (28%), seguito dal marketing e dal commerciale (27%).

Le aziende coinvolte dichiarano, inoltre, di aver notato un aumento del 15% dell’impatto delle dimissioni rispetto agli anni precedenti, rivelando come soluzione la sostituzione dei dipendenti dimissionari con contratti a tempo indeterminato e determinato (55%), o la riorganizzazione dei propri processi produttivi (25%). Infine, ci sono anche aziende che scelgono di prendersi del tempo e valutare con calma le conseguenze di questo inaspettato fenomeno.


La nascita di tutto questo è riconducibile sicuramente a un cambio di mentalità, a un non accontentarsi di un lavoro che non rispetti la dignità del giovane, sia come professionista che come persona. E poi c'è la questione della riorganizzazione del mondo del lavoro, che non rispecchia più i valori della maggioranza dei giovani di oggi, che mettono prima di tutto il resto la salute, il tempo libero e gli affetti. E parliamo quindi di Millenials e Generazione Z, che non desidera un posto fisso ma cambiare direzione, anche verso il libero professionismo. L'importante è stare bene, lasciando da parte il malessere e l'infelicità che un lavoro (anche se indeterminato) potrebbe portare.

Ciò che sta più a cuore, quindi, è lo sviluppo e la valorizzazione delle proprie competenze in un ambiente sereno e rispettoso.

 

Consulta anche: “Classifica Best Workplaces for Millenials 2021: le migliori aziende per i giovani



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