Cosa significa realmente essere felici sul posto di lavoro? Negli ultimi anni, questa tematica è stata affrontata numerose volte, facendo emergere degli aspetti che forse abbiamo ignorato per anni o, comunque, non presi con la considerazione adeguata. Siamo felici del nostro impiego, di come lo svolgiamo o di come potrebbe evolvere in un futuro non troppo lontano? È davvero importante esserlo?
I dati emersi dalle ricerche sulla felicità globale svolte dal World Happiness Report indicano alcune tra le professioni più e meno felici. In particolare, manager e posizioni di rilievo sono meno soddisfatte del proprio lavoro. Dove? In tutto il mondo praticamente, non vi è alcuna differenza tra uno Stato e l’altro. In generale, in una scala da 1 a 10, i partecipanti al sondaggio hanno votato 6, un voto che non convince e che fa riflettere. Chi, invece, è impegnato in lavori fisicamente più stancanti come contadini, allevatori e pescatori, ha espresso un voto generale di 4.5.
E c’è differenza tra lavoratori dipendenti e liberi professionisti? A quanto pare sì: i primi sono più soddisfatti, ma attenzione, non nei Paesi occidentali, in essi, infatti, i lavoratori freelance vivrebbero sì, più felici, ma con maggiori stati di ansia e stress.
Morale della favola? I Paesi dove si è prevalentemente più contenti e appagati del proprio lavoro sono l’Austria, la Norvegia e l’Islanda.
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Un’altra ricerca più o meno simile, condotta dall’Università di Warwick, in Gran Bretagna, ha evidenziato come la felicità sia direttamente correlata alla maggiore produttività dei lavoratori; secondo un’ulteriore indagine da parte di Shawn Archor, uno dei principali esperti mondiali di potenziale umano, la felicità renderebbe le aziende più produttive del 31% e le vendite aumenterebbero del 37%. Conseguenze? Dei veri e propri toccasana per la qualità della vita e per il benessere mentale.
Anche Primo Levi, circa trent’anni fa, ha dedicato uno dei suoi più importanti romanzi al tema della connessione tra lavoro e felicità. Parliamo de “La chiave a stella” del 1978, nel quale lo scrittore descrive il lavoro come elemento centrale per gli uomini, definendone il ruolo primario nella società. Il protagonista, Libertone Faussone detto Tino, afferma: «Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono». In questo caso, rileggendo al giorno d'oggi queste parole, non si può che riflettere sul rapporto pacifico e amorevole che ci dovrebbe essere con il proprio lavoro: l’uomo moderno deve essere libero di impegnarsi nella propria professione migliorandosi costantemente in un crescendo di impegno e consapevolezza.
Ma potrà mai esistere questo rapporto? A questo proposito, la lingua danese ha coniato una parola specifica per indicare la felicità sul lavoro: arbejdsglaede. Non si tratta solo di gioia, ma di soddisfazione totale dell’essere in tutti gli ambiti della vita, dalla salute all’amore, dalla famiglia alle amicizie, tutto è correlato, così come il lavoro. Non dobbiamo vederlo come fattore esterno ma, al contrario, inglobarlo e renderlo un elemento positivo per la nostra vita. Pensiamoci, passiamo circa otto ore alla scrivania, quasi quanto le ore di sonno notturne: perché allora non renderlo una delle parti migliori di noi?
Per far sì che accada, devono essere presenti un mix di fattori che vadano a influenzare positivamente il nostro stato d’animo. Si parla per esempio di:
- Ambiente stimolante: uno spazio organizzato secondo le nostre preferenze, che sia luminoso e che ispiri creatività. È stato dimostrato, infatti, che scrivanie colorate con foto dei propri cari e oggetti personali incrementino la felicità, così come un ambiente con una temperatura tra i 20° e i 25°: un ufficio troppo caldo o troppo freddo, per esempio, provocherebbe più distrazioni ed errori di battitura.
- Spirito di squadra: la collaborazione tra colleghi è alla base di un rapporto più soddisfacente sul posto di lavoro. Rispetto e fiducia non devono mai mancare, al contrario, bisogna eliminare negatività e invidia che si potrebbero celare tra compagni d’ufficio. Per mantenere un buon clima, potrebbe essere carino organizzare delle cene aziendali per esempio, così da rafforzare l’empatia e il rapporto umano.
- Consapevolezza: raggiungere precisi obiettivi, combattendo stress e ansia, può incrementare ciò che realmente valiamo, sia per noi stessi che per chi ci giudica. Comprendere le nostre potenzialità è un importante tassello nel raggiungimento dell’appagamento professionale e personale.
- Sport: in diverse realtà aziendali di tutto il mondo si pratica lo yoga. Lo yoga aiuta a diminuire lo stress, migliorare la vita delle persone, incidendo sul tasso di produttività ed efficienza. Diminuzione quindi di relazioni negative, sindrome di burnout, assenze e malattie. Non solo, il respiro, agendo sul sistema nervoso, condiziona gli stati mentali degli individui, riducendo le tensioni fisiche e mentali, aiutando a sentirsi meglio e a lavorando con migliori risultati.
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In linea di massima, il salario e i benefit aggiuntivi non incidono tanto sulla felicità. Ovviamente sono importanti, eccome, ma non risultano determinanti nella creazione di un generale appagamento. Secondo una ricerca della Princeton University, i lavoratori meglio retribuiti, sono sì soddisfatti, ma alla stesso tempo più inquieti e scoraggiati.
Concludiamo riportando una meta-analisi dell’Università della California che mostra le conseguenze generali dell’essere felici:
- Una migliore salute fisica: meno stress, più forza nelle difese del sistema immunitario;
- Migliore performance lavorativa: con conseguente efficienza e produttività del lavoro solto;
- Relazioni umane più stabili e soddisfacenti: sia a livello professionale che a livello personale;
- Maggiore energia, creatività, altruismo e sicurezza di se stessi a livello psicologico.
La vera felicità può veramente fare la differenza nella nostra vita. Se ti trovi in una situazione di mancato appagamento professionale, non è mai troppo tardi per trovare una soluzione, magari provando a cercare nuove possibilità di impiego. O, se sei in una situazione in cui non riesci a trovare un’occupazione adeguata, prova a dare uno sguardo agli oltre 300,000 annunci in tutta Italia presenti sul portale APP Lavoro.
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