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Parità di stipendio tra uomini e donne: sgravi fino a 50mila euro alle aziende

MARTEDÌ 26 OTTOBRE 2021 | Lascia un commento
Scritto da Stefania Pili

Importanti novità sul divario retributivo di genere: è stata infatti approvata alla Camera, all'unanimità, la proposta di legge per favorire la parità salariale tra uomini e donne.

La certificazione prevista dal PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, prenderà vita dal 1° gennaio 2022: nello specifico si tratta di un documento che attesta le misure adottate dal datore di lavoro per ridurre il divario tra sessi nelle retribuzioni e aumentare le opportunità di crescita e di tutela della maternità. Per le aziende che si doteranno del certificato è previsto uno sgravio fiscale fino a 50mila euro.

Sono diversi gli strumenti messi a disposizione affinché si colmi il cosiddetto gender pay gap, ovvero, la differenza tra la retribuzione che viene riconosciuta a un uomo e a una donna a parità di lavoro. L'intero pacchetto di strumenti è contenuto nel testo unificato che introduce modifiche al codice di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n.198, e altre disposizioni in materia di pari opportunità tra uomo e donna in ambito lavorativo.

 

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Eliminare il Gender Pay Gap

I dati analizzati finora confermano un significativo Gender Pay Gap in Italia, sia in riferimento all'ipotetico raggiungimento della piena parità di genere (prevista tra 100 anni continuando al ritmo attuale), sia per quanto riguarda l’economia italiana. Secondo uno studio della Banca d’Italia, infatti, la parità di salario vale un più 7% del Pil.

Inoltre, in base ai più recenti dati Eurostat, se si considera la retribuzione oraria lorda, il divario in Italia è al 4,7%, uno dei più alti in Europa in cui la media è del 14,1%. Se, invece, si fa riferimento al salario annuale medio percepito da uomini e donne, la distanza è del 43,7% contro una media europea del 39,6%.

L’Istat ha diffuso uno studio sul Gender Pay Gap prendendo come riferimento il 2018 e un divario del 6,2%: ebbene, quest'anno la differenza si è tradotta in una retribuzione media oraria di 15,2 euro per le donne e 16,2 euro per gli uomini, con una distanza più accentuata tra laureate e laureati: 19,6 euro spettano alle donne e 23,9 euro agli uomini, con uno squilibrio di più di 34 euro in una giornata lavorativa di 8 ore.

Il Disegno di legge appena approvato, tuttavia, aggiorna i criteri per la parità di salario e istituisce una certificazione di parità per monitorare la situazione sul territorio, con tanto di sgravi o penalizzazioni per le aziende.

 

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La strategia per la parità salariale

Il testo della legge modifica il codice sulle pari opportunità tra uomo e donna in ambito lavorativo, incentivando la presenza femminile nel mercato del lavoro contro il Gender Gap nelle retribuzioni e, inoltre, estende alle aziende con più di 50 dipendenti (rispetto al limite attuale di 100) l’obbligo di redazione del rapporto sulla situazione del personale.

Viene anche ridefinito il concetto di discriminazione indiretta che viene estesa anche a scelte organizzative su condizioni e tempo del lavoro che mettano i lavoratori di un determinato sesso in una posizione di svantaggio rispetto a lavoratori dell’altro sesso (ad esempio scelte di natura organizzativa o sull'orario di lavoro).

Nello specifico, la strategia per la parità salariale è definita dai seguenti punti:

  • dalla nozione di discriminazione diretta e indiretta prevista dall’articolo 25 del Dlgs n. 198/2006, in cui vengono inclusi anche atti di natura organizzativa o incidenti sull’orario di lavoro che possono mettere le lavoratrici e i lavoratori in una posizione di svantaggio rispetto all’altro sesso. Si parla di svantaggio generale rispetto agli altri lavoratori, limitazione delle opportunità di partecipazione alla vita e alle scelte aziendali e limitazione dell’accesso ai meccanismi di avanzamento e progressione nella carriera;

  • dal rinnovo della modalità di redazione del rapporto biennale relativo alla situazione del personale e agli aspetti che riguardano le pari opportunità sul luogo di lavoro e dal cambiamento delle sanzioni per le aziende che non rispettano gli obblighi previsti, estesi anche alle aziende con più di 50 dipendenti e non più riservati solo a quelle con più di 100 dipendenti;

  • dall'inserimento della certificazione della parità di genere per le aziende dal 1°gennaio 2022, strumento inserito anche nel PNRR con una scadenza per l’attivazione fissata entro il quarto trimestre del 2022;

  • dall'introduzione di un nuovo regime caratterizzato da uno sgravio contributivo parziale per le aziende che possiedono la certificazione di pari opportunità al 31 dicembre dell’anno precedente, che può arrivare fino a 50mila euro all’anno per i datori di lavoro con una dotazione complessiva di 50 milioni di risorse ogni anno;

  • dall'estensione del criterio di riparto degli amministratori delle società quotate anche agli organi amministrativi delle società pubbliche non quotate, costituite in Italia, che si applica per sei mandati consecutivi e richiede che il genere meno rappresentato ottenga almeno due quinti degli amministratori eletti, ovvero il 40%.


Per chi non presenterà la certificazione sulla parità sono previste delle sanzioni: la falsificazione del rapporto, infatti, può comportare una sanzione amministrativa che va da 1.000 euro fino a 5.000 euro.

 

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