Avete mai mentito durante un colloquio di lavoro? Siete soliti farlo? Ecco, diciamo che qualche piccola bugia per portare un po' di acqua al vostro mulino ci può anche stare anche se, in realtà, sarebbe meglio non farlo! Vietato mentire, quindi, di fronte alle domande che vi vengono poste: alcune sono incentrate sul vostro curriculum vitae, sulle vostre esperienze professionali o di studio, altre sulla conoscenza delle lingue straniere, altre ancora su interessi personali e aspettative riguardo stipendio e carriera. Qualunque sia la domanda che vi viene posta, è fondamentale essere il più sinceri e trasparenti possibile, visto che per i selezionatori è piuttosto semplice smascherare le vostre bugie attraverso alcune domande di verifica e incongruenze. E pensate un po', spesso bastano anche solo 30 secondi!
Vero è anche, che mentire a un colloquio di lavoro non porta alcun beneficio né al candidato né al recruiter. Spesso, infatti, i candidati tendono a vantarsi di competenze ed esperienze di lavoro pregresse che in realtà non si possiedono, specialmente se si cerca disperatamente un impiego e ci sono pochissime posizioni disponibili. Ma come fanno i selezionatori a capire se la persona che ha di fronte mente, omette particolari o, addirittura, inventa competenze inesistenti? Ebbene, esistono dei segnali che possono aiutare a capire. Perché diciamocelo, sarebbe davvero ingenuo pensare che tutti i candidati possano raccontare la pura e semplice verità al 100%, soprattutto in un momento particolare come quello che il mercato del lavoro (e non solo) sta vivendo oggi.
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Secondo Francesca Contardi, docente di Gestione delle carriere, ricerca, selezione, coaching e training delle persone all'Università Licu di Castellanza, in un'intervista rilasciata al “Il Mattino”, dichiara: “È possibile che un candidato menta durante il colloquio, ma è una prassi che sconsiglio fortemente, soprattutto quando si affrontano colloqui con intermediari. Quando ci si accorge che il candidato non è sincero, la valutazione peggiora drasticamente: se al candidato mancano alcune competenze, forse, è possibile chiudere un occhio ma chi vorrebbe una persona disonesta nella sua azienda? Nessuno”. Ecco le bugie più frequenti:
Perché hai lasciato il precedente lavoro? In tanti, se è finito il contratto o si è stati licenziati, tendono a mentire dicendo di aver scelto di lasciare la propria azienda. Ma non è certamente la soluzione migliore dato che essere licenziati o non essere confermati (soprattutto al giorno d'oggi) non significa essere dei pessimi candidati o lavoratori. Il selezionatore, tra l'altro, è in grado di capire se l'informazione data sia vera o meno. Meglio quindi comunicare la verità, indicando cosa sia realmente accaduto, senza comunque scendere nei dettagli.
Ti interessa il ruolo di...? Capita anche che a un candidato venga proposto un ruolo che non sia prettamente compatibile con le sue abilità, competenze o che non rispecchi le sue aspirazioni professionali. In questi casi, si tende a compiacere il selezionatore spiegando che si è pronti a tutto; di per sé non sarebbe sbagliato ma per tanti non rispecchierebbe ciò che si pensa realmente. Ammettere che il lavoro offerto non è quello che si vorrebbe fare, spiegandone il motivo e raccontando con chiarezza quali sono le reali aspirazioni non è assolutamente una mancanza di rispetto, anzi. Meglio comunicarlo subito che in una fase più avanzata della selezione.
Quanto conosci il linguaggio o il programma, quanto conosci la lingua inglese? Tra le domande più comuni durante un colloquio di lavoro. Il problema è che, mentendo a uno di questi quesiti, si rischia di fare una figuraccia con una richiesta specifica. Spesso, infatti, viene chiesto di fare una prova pratica e in quel momento sì che si viene smascherati nel giro di 30 secondi. In questi casi, meglio non perdere tempo cercando di convincere il selezionatore ma dire subito la verità e dimostrare serietà e professionalità, dicendo magari che si è pronti per imparare velocemente ciò che in azienda viene richiesto.
Quanto guadagnavi e quali benefit avevi? Molte volte si ha l'esigenza di cambiare lavoro per aumentare il proprio stipendio o per avere maggiori benefit, e su questo non c'è assolutamente nulla di sbagliato, anzi. Sbagliato e controproducente sarebbe invece mentire sulla retribuzione o altro, visto che al candidato possono essere richieste prove che le informazioni fornite siano veritiere: si parla, ad esempio, di ultime buste paga, del Cud dell'anno precedente e altri documenti che attestino ciò che viene detto (o non detto).
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Facebook, nel 2018, ha ricevuto il premio per il miglior posto di lavoro da parte di Glassdoor. Anche per il colosso dei social media ,naturalmente, assumere le persone giuste è fondamentale per portare avanti la propria cultura aziendale. La vicepresidente delle risorse umane di Facebook, Janelle Gale, durante il Best Places to Work Tour di Glassdoor, ha dichiarato a “Business Insider” come l'azienda riesca a far felici e impegnati i propri dipendenti. Per la Gale, per essere assunti occorre essere disposti a imparare sì, ma anche non mostrarsi troppo chiusi intellettualmente, fattore estremamente negativo per poter lavorare in azienda.
Ciò si applica a tutti, anche ai migliori esperti: “Se al colloquio arriva qualcuno che è evidentemente il più preparato, il più qualificato nel suo settore, ma non è disposto a imparare, ecco che per noi scatta un campanello d’allarme - noi abbiamo bisogno di persone che siano disposte ad assumere comportamenti nuovi, informazioni nuove e nuovi dati all’interno dei propri talenti e abilità”.
La Gale ha anche affermato che le persone che credono di sapere già tutto tendono in genere a sopravvalutarsi: “C’è così tanto da imparare qui, non importa che siate neolaureati o le figure migliori nel vostro campo - mostrarsi troppo sicuri di sé non funziona”.
Come riesce quindi Facebook a smascherare i saputelli? La Gale ha riferito che in genere fa delle domande supplementari su progetti nei quali i candidati hanno lavorato, come: “Cosa avreste fatto di diverso?” oppure “Cosa avete imparato durante il vostro percorso?”
“Se esitano per un certo periodo di tempo senza dare una risposta, oppure se la domanda viene rigirata in modo da rendere ciò che è stato appreso strumentale a una migliore immagine del candidato, questo mi fa pensare che siano poco disposti ad apprendere,” ha spiegato.
La Gale ha anche dichiarato che durante un colloquio va alla ricerca di un certo livello di vulnerabilità e di capacità di riflettere, così come una forte curiosità intellettuale. “Io vorrei qualcuno che a quella domanda risponda dicendo: ‘Oh, ho imparato un sacco da quella cosa’ oppure ‘Lascia che io ti dica la cosa più importante, ma c’è di più. “L’abilità e la capacità di incorporare nuove conoscenze e informazioni in tutto quello che stai facendo consente a noi come società di muoverci più velocemente, perché significa che i nostri dipendenti stanno imparando più velocemente”.
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