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Smart working nel settore pubblico e privato: nuove regole e ritorno in presenza

LUNEDÌ 04 OTTOBRE 2021 | Lascia un commento
Foto Smart working nel settore pubblico e privato: nuove regole e ritorno in presenza
Scritto da Stefania Pili

Importanti novità in arrivo per quanto riguarda lo smart working in Italia. Dal 15 ottobre, infatti, scatterà l'obbligo di green pass per accedere a tutti i luoghi di lavoro, ma non solo. I dipendenti della pubblica amministrazione dovranno tornare a lavorare in presenza, cambiamento che, con tutta probabilità, avverrà anche per le aziende private nei prossimi mesi.

Lo scopo è di riprendere pian piano la vita lavorativa 'ordinaria' prima del lockdown, conciliando maggiormente aspetti personali e professionali. Vediamo nel dettaglio tutti gli aggiornamenti.
 

Per approfondire: “Green pass obbligatorio dal 15 ottobre per tutti i lavoratori: cosa c'è da sapere

 

Dipendenti in presenza entro il 30 ottobre

Nuove regole operative nella Pubblica Amministrazione riguardanti il ritorno in ufficio (e quindi il lavoro in presenza) con la modalità ordinaria. La comunicazione ufficiale è contenuta nella bozza del decreto della Funzione pubblica, testo che disciplina il lavoro agile in attesa dell'accordo tra l'Aran (L'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) e i sindacati sul rinnovo del contratto di lavoro.

La bozza del provvedimento, in sintesi, prevede che quasi tutti i dipendenti dovranno tornare a lavorare in presenza dal 15 ottobre e, tutti quanti entro i 15 giorni successivi, anche se il termine potrebbe slittare al martedì 2 novembre, dato che il 30 ottobre risulta un sabato e che il 1°novembre è giorno festivo.

Ma anche il settore privato si prepara allo stesso destino: a fine anno, infatti, scadrà il regime semplificato per il lavoro agile, in coincidenza con la fine dello stato di emergenza, che ancora oggi consente ai datori di lavoro di poter attivare lo smart working tramite un atto unilaterale.

 

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Nuove indicazioni per chi continua o interrompe lo smart working

Per i dipendenti pubblici che continueranno a svolgere il proprio lavoro a distanza non sarà necessario possedere il green pass, visto che serve per accedere ai luoghi di lavoro. In ogni caso, lo smart working non può essere utilizzato allo scopo di eludere quest'obbligo.

In generale, nella bozza di Dm della Funzione pubblica, viene previsto che quasi tutti i dipendenti pubblici ritornino in ufficio dal 15 ottobre, e che tutti seguano lo stesso esempio entro i 15 giorni successivi. Nello specifico, un gruppo dovrà tornare in presenza entro il 15 ottobre, chi è occupato nelle attività di sportello e di ricevimento degli utenti e chi lavora nei settori preposti all'erogazione di servizi all'utenza. Un secondo gruppo, invece, gli addetti alla macchina amministrativa, dovranno rientrare entro i quindici giorni successivi.

Verranno presto predisposte anche le modalità del rientro insieme alle linee guida realizzate con il ministero della Salute per le verifiche sul Green Pass e la gestione del nuovo obbligo. Inoltre, le nuove regole permetteranno orari flessibili di entrata e uscita e si tornerà all'intesa individuale tra dipendente e amministrazione, come accadeva prima del Covid-19. Più nel dettaglio, le amministrazioni potranno continuare a concedere la modalità di lavoro agile ad alcune condizioni, come accertarsi che questa scelta non pregiudichi l'erogazione dei servizi agli utenti, la dotazione delle Pa di strumenti tecnologici (cloud o piattaforme digitali) che garantiscano la sicurezza delle informazioni, oltre a un piano di smaltimento degli arretrati. Ai lavoratori in smart working andranno anche forniti computer e i device necessari per lavorare.

Ogni amministrazione potrà declinare queste regole e, se considerata adatta allo smart working, potrà avere almeno il 15% dei dipendenti che lavorano con questa modalità. L’accordo individuale potrà essere anche a tempo indeterminato ma prevederà la possibilità di revoca unilaterale senza preavviso in caso di giustificato motivo. Dovranno essere indicate le giornate dedicate al lavoro a distanza e quelle in cui è prevista la presenza in ufficio, le modalità di esercizio del potere direttivo e di controllo del datore di lavoro e le misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la disconnessione del lavoratore. Nell'intesa saranno infatti definite tre fasce per il lavoratore: quella di «operatività», in cui si colloca l'attività piena, quella di «reperibilità», in cui si mantiene la possibilità di essere contattati via telefono o mail, e quella di «inoperabilità» che coincide con le 11 ore consecutive di riposo da assicurare a ogni dipendente.

Sarebbe prevista anche una sorta di priorità per i lavoratori in condizioni di particolare necessità, come ad esempio i portatori di handicap, i caregiver o i genitori di figli fino a 3 anni.

Tra le altre indicazioni da tenere in considerazione, c'è quella relativa allo smart working all'estero: il lavoro agile, infatti, non potrà essere svolto dall’estero, a meno che la sede di lavoro sia fuori dai confini nazionali. Inoltre, non sarà previsto il buono pasto per chi lavora in smart working.

Per i privati che lavorano in smart working, invece, non ci saranno novità almeno fino alla fine dell’anno. Dopo la fine dello stato di emergenza (31 dicembre 2021), dovranno essere applicate le nuove regole, post-emergenza, che potrebbero riguardare l’arrivo del lavoro “ibrido”, un mix tra lavoro in presenza e da remoto. Per i privati, tuttavia, a differenza della Pubblica amministrazione, non esiste ancora una soluzione condivisa con le parti sociali.

 

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