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Emergenza Coronavirus: periodi di congedo, ferie e le altre misure per sostenere le famiglie

MARTEDÌ 10 MARZO 2020 | Lascia un commento
Foto Emergenza Coronavirus: periodi di congedo, ferie e le altre misure per sostenere le famiglie
Scritto da Stefania Pili

L'emergenza Coronavirus è sempre più drammatica. Soltanto ieri sera l'annuncio ufficiale dell'estensione a “zona rossa” di tutto il resto dell'Italia, oltre alle prime province dichiarate più pericolose dal punto di vista del contagio. Il Governo sta lavorando per destinare più soldi alla sanità e alla protezione civile, inclusi molti più sostegni ai lavoratori, alle imprese e alle famiglie. Tra i piani di intervento: “Promuovere, durante il periodo di efficacia del presente Decreto, la fruizione da parte dei lavoratori dipendenti dei periodi di congedo ordinario e di ferie”. Si tratta della raccomandazione che il Governo fa nel Decreto dell'8 marzo, con le nuove misure straordinarie da adottare fino al 3 aprile per affrontare l'emergenza Coronavirus.

Gli spostamenti devono essere limitati il più possibile oramai su tutto il territorio nazionale (non più solo in Lombardia e le altre 14 province) e, proprio per questo, la soluzione migliore è che i lavoratori debbano adottare lo smart working, il lavoro da casa, previsto dallo stesso DCPM fino al prossimo 31 luglio. Una decisione importante anche per le migliaia di famiglie che devono badare ai figli a casa, dato che le scuole rimarranno chiuse fino al 3 aprile; soluzione obbligatoria per  diminuire i rischi di contagio sia per i più piccoli che per i nonni (da tutelare maggiormente in quanto più esposti a rischi di contagio). 

 

Leggi anche: “Coronavirus e smart working: cosa sta accadendo

 

I lavoratori e i datori di lavoro hanno ora tre opzioni: smart working, congedo parentale o le ferie. Molte aziende hanno già optato, da qualche settimana, il telelavoro (da quando ha avuto inizio l'emergenza,) ma non tutti possono praticarlo. Non tutte le aziende come banche, società di consulenza e assicurazioni, infatti, possono essere paragonate a imprese di pulizia, del turismo e della ristorazione. La situazione per loro è molto più complicata e, al fine di tutelarle nel miglior modo possibile, il Governo ha raccomandato di ricorrere alle ferie o ai congedi. Il lato negativo di questa circostanza, è che potrebbe anche trattarsi di 4 settimane di ferie, che per alcuni lavoratori significherebbe esaurire tutti i giorni di ferie a disposizione durante l'anno. Il Governo sta quindi lavorando su un nuovo pacchetto di misure economiche straordinarie come un voucher per sostenere i costi di babysitter e il rafforzamento del congedo parentale.

Ferie forzate: il diritto alle ferie è regolamentato dall'articolo 2109 del Codice Civile, secondo il quale il datore di lavoro ha il potere di mettere in ferie forzate un lavoratore in caso di necessità e secondo criteri di buon senso e correttezza. Il “periodo annuale di ferie retribuito” va goduto “nel tempo che l'imprenditore stabilisce, tenuto conto delle esigenze dell'impresa e degli interessi del prestatore di lavoro”. Questa procedura è stata confermata anche dalla Cassazione in diverse sentenze “Fermo il diritto irrinunciabile e costituzionalmente garantito del lavoratore al godimento di ferie annuali retribuite, ai sensi dell'art. 2109 c.c, l'esatta determinazione del periodo feriale, presupponendo una valutazione comparativa di diverse esigenze, che spetta unicamente all'imprenditore, quale estrinsecazione del generale potere organizzativo e direttivo dell'impresa; al lavoratore spetta solo la facoltà di indicare il periodo entro il quale intende fruire del riposo annuale”. Un diritto già valido prima del decreto dell'8 marzo.

 

Congedo parentale: si tratta di un periodo facoltativo di astensione dal lavoro per consentire ai genitori di prendersi cura nei loro primi anni di vita. Il congedo parentale è stabilito per Lgge ed è riconosciuto esclusivamente ai lavoratori dipendenti entro i primi 12 anni di vita del bambino, per un periodo complessivo tra i due genitori non superiori a 10 mesi (periodo che può essere fruito da entrambi contemporaneamente). Il congedo, oltre che consigliato, può essere anche imposto dal datore di lavoro: la richiesta va fatta al datore di lavoro e poi tramite il portale Inps prima dell'inizio del periodo di assenza. Nel periodo di congedo spetta un'indennità pari al 30% della retribuzione media giornaliera, calcolata in base alla retribuzione del mese precedente l'inizio del periodo di assenza, entro i primi 6 anni di età del bambino (o dall'ingresso in famiglia in caso di adozione o affidamento) e per un periodo massimo complessivo di 6 mesi (madre e/o padre). Un'indennità pari al 30% della retribuzione media giornaliera dai 6 anni e 1 giorno agli 8 anni di età del bambino, soltanto se il reddito individuale del genitore richiedente è inferiore a 2,5 volte l'importo annuo del trattamento minimo di pensione, ed entrambi i genitori non ne abbiano fruito nei primi 6 anni o per la parte non fruita anche eccedente il periodo massimo complessivo di 6 mesi. Nessuna indennità dagli 8 anni e 1 giorno ai 12 anni di età del bambino.

 

Leggi anche: “Un genitore su tre lascia il lavoro per i figli: una realtà sempre più drammatica

Rafforzamento del congedo parentale e sostegno ai genitori che lavorano: il governo sta esaminando queste misure per andare incontro il più possibile alle famiglie lavoratrici: “Si sta lavorando incessantemente in queste ore per arrivare a un prossimo Decreto la prossima settimana – misure di sostegno economico da affiancare al congedo già previsto - ci stiamo orientando a sostegni di carattere economico per la custodia e la cura dei figli, come la possibilità di un voucher per le babysitter – dobbiamo costruire un'ulteriore normativa che permetta a uno dei genitori di restare a casa, con la necessità che questi congedi siano condivisi tra madri e padri, perché non dobbiamo disincentivare la presenza della donna nel mondo del lavoro – sia la modalità di erogazione, sia la tipologia del congedo sono allo studio tecnico, ma i provvedimenti riguarderanno sia dipendenti pubblici e privati, sia autonomi”, afferma Elena Bonetti, ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia. 

Posticipo della scadenza per richiedere il rinnovo del Bonus Energia per le famiglie economicamente disagiate: ARERA, l'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, tenendo conto delle difficoltà logistiche dovute al coronavirus, ha deciso di posticipare le scadenze per la richiesta di rinnovo del Bonus Energia 2020. In particolare, il posticipo è valido per i cittadini cui Bonus scade tra l' 1 Marzo e il 30 Aprile 2020.  Ricordiamo che il bonus è destinato alle famiglie economicamente disagiate cui ISEE non superi  € 8,107.4. Inoltre, fra le altre misure, ARERA ha stanziato un fondo di 1 milione e mezzo a sostegno dell'emergenza COVID-19. Per maggiori informazioni, vi invitiamo a leggere il seguente articolo.

 

Non ci resta che aspettare le nuove decisioni prese dal Governo italiano per contrastare i problemi derivati dal Coronavirus. Una situazione oramai sempre più problematica non solo per tutti i normali cittadini ma, e soprattutto, per le imprese e i lavoratori che si stanno ritrovando in una profonda crisi economica. Si spera, ovviamente, che tutto vada per il meglio e che si risolvano tutti i problemi al più presto.

 

Consulta anche: “Coronavirus: come sta influenzando l'economia mondiale



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