I nuovi modelli del lavoro: dalla settimana corta al lavoro a distanza: cos'è cambiato negli ultimi anni? Crescono alcuni settori produttivi, nascono nuove figure professionali e cambiano i processi organizzativi, in relazione anche a diversi ritmi di lavoro, che sono sempre più flessibili e avanzati.
La settimana corta, ad esempio, prende sempre più piede in Europa e nel resto del mondo, dall'Islanda agli Stati uniti, fino alla Spagna, alla Nuova Zelanda e al Giappone: una settimana di quattro giorni lavorativi anziché cinque, a parità di salario. Questo per consentire maggiore produttività e livello di benessere per i lavoratori. E poi c'è il fattore lavoro a distanza e smartworking, modelli oramai adottati da numerose aziende anche in Italia.
Scopriamo, quindi, quali sono i nuovi modelli del lavoro, in cosa consistono e chi, per ora, li sta adottando.
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La nuova realtà lavorativa consiste nel decidere dove e quando lavorare in base alle proprie esigenze e passioni. Più facile per i liberi professionisti, meno per i dipendenti aziendali, che devono comunque prendere precisi accordi con il proprio datore di lavoro. Tuttavia, dopo la pandemia, molte imprese hanno compreso l'importanza del benessere psicofisico dei propri dipendenti, offrendogli maggiore libertà e opportunità di lavorare a distanza. L'importante è raggiungere i risultati prestabiliti e sviluppare, al contempo, nuove skills, dando maggior valore alla quantità di tempo lavorato.
Le dinamiche in atto dopo il Covid sono cambiate e continuano a cambiare, e questo è un dato di fatto, che piaccia oppure no. Un fenomeno che Future Brand, società di consulenza globale, ha ribattezzato come il “New Normal”, una sorta di punto di non ritorno alle tradizionali dinamiche del lavoro. Una profonda trasformazione dovuta alla lontananza fisica dall'ufficio e per le condizioni di vita differenti da quelle che eravamo abitati a vivere durante i vari lockdown. Ora i lavoratori sentono il bisogno di ricercare nuovi stimoli e di maturare sotto vari punti di vista.
La convinzione è che si vada sempre più incontro a un tipo di lavoro ibrido, quindi svolto in parte in presenza e in parte da remoto. In base ad alcune indagini, per solo il 37% degli intervistati, la propria azienda riesce in questo intento, aggiungendo una buona fetta di digitale. Per questo motivo, le aziende e i loro collaboratori hanno un grande bisogno di soluzioni tecniche per far funzionare il tutto anche da remoto, riuscendo a motivare maggiormente l'intero team in qualunque parte del mondo si trovino.
Un altro ostacolo sarebbe quello del monitoraggio dei dipendenti da parte delle aziende. Per risolvere questo problema, è già in atto lo sviluppo di un sistema di monitoraggio della produttività dei collaboratori in smart working. Il 12% delle imprese inglesi ha già effettuato dei test proprio per il controllo della produttività e l’8% sta già pensando di metterli in atto.
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Sulla scia dei vari cambiamenti logistici, in Europa e in tutto il mondo sta nascendo un'alternativa alla tradizionale settimana lavorativa di 5 giorni. Si procede, infatti, verso la cosiddetta settimana corta, composta a 4 giorni lavorativi, ma con lo stesso salario. Sempre in base agli studi di Future Brand, si evidenzia un incremento delle aziende che adottano questo modello, con lavoratori più felici e produttivi.
Bolt, startup americana che opera nel settore fintech, è la prima ad aver adottato in modo permanente la settimana corta, con il venerdì libero per tutti. I risultati sono chiari: l'87% dei lavoratori ha dichiarato di aver trovato un maggior equilibrio tra vita personale e vita professionale e il 90% ha affermato di essere risultato più efficiente nella gestione del proprio tempo. Ben il 38% dei dipendenti americani dichiara che l'orario flessibile è uno dei vantaggi lavorativi più importanti.
Lavorare dal lunedì al giovedì piace molto anche all'Islanda, Spagna, Giappone, Belgio, Emirati Arabi e Belgio, una vera e propria conquista grazie all'istituzione di una nuova riforma del lavoro.
La Nuova Zelanda ritiene che la settimana corta sia un importante strumento per ripartire dopo la pandemia, in Inghilterra si è deciso di firmare una mozione per chiedere al governo di istituire una commissione che esamini la proposta, mentre la Spagna ha proposto una sperimentazione con un gruppo di aziende selezionate. In Scozia si è dato il via libera alla settimana corta con un orario ridotto del 20% con lo stesso stipendio. Il Giappone, invece, Paese noto per la sua estrema dedizione al lavoro, ha testato con Microsoft questo nuovo modello su 2.300 dipendenti, in base alle specifiche dinamiche del lavoro e alle loro esigenze personali. I dati sono molto significativi: lavoratori più felici, e nel 40% dei casi anche più produttivi.
Ancora troppo indietro l'Italia, che purtroppo si conferma il Paese dove si lavora di più che nel resto d'Europa. In base ai dati Ocse, infatti, peggio di noi solo Grecia ed Estonia. Al momento, solamente poche aziende private testano la settimana corta, ancora troppo poco per evolvere e rivoluzionare il modello tradizionale che continua a confermarsi prepotentemente nel nostro Paese.
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