Lavoro e famiglia, in Italia, vengono considerate due realtà sempre più incompatibili. Lo rivela l'indagine Uecoop, che evidenzia come un genitore su tre venga costretto ad abbandonare il proprio lavoro per potersi dedicare ai figli e alla famiglia. Un dato negativo e inaccettabile che testimonia mancanze e inadeguatezze da parte delle istituzioni italiane, un quadro drammatico che a oggi lascia perplessi e, allo stesso tempo, sbigottiti.
Nel 2019, quasi 2020, com'è realmente possibile che un individuo debba essere vincolato dall'essere lavoratore o dall'essere genitore? Perché si è obbligati a scegliere a essere l'uno o l'altro? Si parla sempre più spesso di calo demografico, di ragazzi che decidono di metter su famiglia solo dopo i 35 anni di vita, quasi fosse una colpa, una decisione presa per puro egoismo, ma la verità è che mancano le basi, le fondamenta per concedersi una vita che possa essere costituita sia da un impiego, sia da figli. Un lusso, insomma.
In un Paese come l'Italia, dove alla famiglia viene sempre concessa un posizione di rilievo, e dove negli ultimi vent'anni si è combattuto per sostenere la natalità, è praticamente assente una politica di sostegno per chi vuole costruire davvero una famiglia. Curioso, no? Manca un approccio che includa sgravi fiscali e detrazioni per le spese destinate all'educazione, che sostenga l'aumento dei nidi e degli asili, che pensi, in sostanza, alle persone e ai loro reali bisogni.
I dati: nella maggioranza dei casi, sono le donne a prendere la sofferta decisione di abbandonare il proprio lavoro per dimissioni o risoluzioni consensuali; i dati, però, evidenziano un aumento di questa prassi anche da parte dei papà. L'indagine condotta da Uecoop (Unione europea delle cooperative) su dati dell'Ispettorato del lavoro, mostra quindi che il 36% delle persone che lasciano il posto di lavoro, lo fa per incompatibilità fra gli impegni professionali e la famiglia.
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Nel 2018 sono stati 49.451 i genitori che hanno deciso di abbandonare il proprio impiego e dedicarsi anima e corpo ai figli: un +24% rispetto ai 39.738 del 2017. Anche in questo caso, si mostra una prevalenza di madri lavoratrici, ma occorre sottolineare come all'appello ci siano anche 13.488 lavoratori padri, il 27% del totale. Chi compie questa scelta, ha un'età compresa tra i 32 e i 44 anni, con un'anzianità di servizio tra i 3 e i 10 anni. Il 59%, la maggioranza dei casi, decide di lasciare il lavoro subito dopo la nascita del primo figlio, evento che si manifesta soprattutto nel nord Italia.
Quali sono le cause di questa scelta? Uecoop mostra come una coppia di lavoratori e allo stesso tempo neo-genitori, si ritrovi di fronte a numerose difficoltà, che mettono a dura prova la vita di entrambi; si parla di mancanza di tempo libero, incertezza sul futuro, ritmi quotidiani stressanti, impegni che vanno ad accumularsi giorno dopo giorno. Il 27% delle coppie dichiara di non avere il sostegno dei nonni e dei parenti in generale e, di conseguenza, di avere costi troppo elevati per asili nido e baby sitter, costi che vanno a incidere fortemente sulla scelta di abbandonare il lavoro, precisamente il 7%. Da aggiungere anche l'incertezza dei posti disponibili al nido (2%). In relazione a quest'ultimo dato, una ricerca di Cittadinanzattiva, mostra come gli asili e i nidi non siano abbastanza in molte zone dell'Italia: solo 1 bambino su 5 riesce a trovare posto e, nel caso avvenisse, la spesa media mensile arriverebbe fino a 303 euro. Per quanto riguarda i dati provenienti dalle diverse regioni d'Italia, in Campania si registra che solo 3 bambini su 50 riescono a frequentare il nido; in Trentino Alto Adige vi sono invece i costi più elevati in assoluto, ben 472 euro in media, viceversa, il costo più basso appartiene al Molise con 169 euro di media. Ciò che si evince è un'evidente disuguaglianza tra nord e sud riguardo disponibilità di posti e costi complessivi.
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Questa situazione porta il welfare privato, sempre più spesso, a integrare anche quello pubblico, grazie ad accordi aziendali. In base all'analisi condotta da Uecoop su dati Assolombardia, nei primi quattro posti dei servizi più richiesti dai lavoratori delle aziende, ci sono proprio quelli che riguardano la scuola e l'istruzione dei figli (79%), la salute (78%), e la previdenza (77%). Per queste ragioni, Uecoop afferma che pian piano si stanno diffondendo sempre più asili aziendali per i figli dei dipendenti, ma anche mini nido con tate e baby sitter che accudiscono piccoli gruppi di bimbi. Un obiettivo molto importante da raggiungere per potenziare l'assistenza socio-sanitaria per le famiglie con bambini, e poter creare un sistema efficiente che possa unire risorse pubbliche e private. Grazie al lavoro di oltre 355mila addetti, afferma Uecoop, il mondo delle imprese cooperative socio-sanitarie segue già 7 milioni di famiglie.
Buoni propositi sembrano arrivare anche dalla nuova Manovra di Bilancio che entrerà in vigore dal 2020. Il ministro dell'economia Roberto Gualtieri, nelle scorse settimane ha confermato, infatti, che nel pacchetto di misure di lotta all'evasione fiscale, il governo conta di ricavare più di 3 miliardi di euro, che consentiranno il rafforzamento del bonus degli asili nido. Questo permetterà, secondo il ministro Gualtieri, “la sostanziale gratuità degli asili nido per la grande maggioranza delle famiglie italiane, importante anche dal punto di vista del sostegno all'occupazione femminile”. Il ministro conta anche di aumentare il numero dei posti al nido “oggi insufficienti in particolare nel Mezzogiorno”. Il totale previsto per le famiglie nel prossimo triennio è di 2,8 miliardi di euro in più rispetto agli anni precedenti.
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Ci auguriamo che nel futuro più prossimo possa esserci un netto miglioramento delle condizioni di benessere generale per le madri e i padri che lavorano e devono accudire i propri figli, senza il timore e l'angoscia di non riuscire a coniugare vita privata e vita professionale.
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